Ricordo di Peter Wright
Lo studioso inglese ha fatto conoscere al mondo i Codici musicali trentini del Quattrocento
Danilo Curti-Feininger
Abbiamo perso da pochi giorni un amico, il suo sorriso leale e sincero, il suo abbraccio forte e equilibrato, le sue mani affusolate. Mani che armonizzavano sulla tastiera polifonie di voci, sfioravano e ruminavano antichi documenti pergamenacei e cartacei. Alla sua curiosità ed alla sua scienza cedevano notazioni musicali intraducibili ai più, vinte da un lavoro metodico sintesi di tradizione artigianale ed innovazione tecnologica, conquistato e affinato tra archivi e biblioteche, pubbliche e private, regali ed ecclesiastiche, rincorrendo le partiture cantate nelle corti e cattedrali d’Europa tra l’amata Vienna e Basilea, tra Monaco e Aosta, tra Trento e Bolzano. Un concentrato di tenacia e costanza fortificato dall’umiltà e dalla pazienza. Non dimenticheremo i suoi gesti sicuri nel maneggiare la lampada di wood per smascherare le filigrane nascoste dentro l’impasto della carta uscita dai torchi delle cartiere trentine, tirolesi, tedesche e compararle con altre centinaia e centinaia per evidenziarne la provenienza e nemmeno dimenticheremo il suo fiuto e la sua maestria nel districarsi tra testi e righi, lettere, testamenti e documenti amministrativi in latino e in tedesco, in scrittura gotica e corsiva.
Abbiamo perso le sue mani che, come occhi incandescenti, sapevano scoprire e leggere sotto la polvere dei secoli storie, azioni e sentimenti, che tessevano orditi e trame della storia musicale trentina quattro-cinquecentesca, facendo rivivere organisti e maestri di canto all’ombra del Duomo di Trento sotto il governo del principe vescovo J. Hinderbach, in quella realtà ricca di colpi di scena che sempre supera la fantasia: avventure degne di un grande romanzo storico, che davano sostanza alle sue tesi di ricerca. Grazie al lavoro certosino, alla determinatezza ed alla visione lungimirante di Peter Wright, i pionieri della musicologia dalla fine Ottocento (come Guido Adler, Franz Xaver Haberl, e poi Renato Lunelli, Laurence Feininger - del quale ricorrono i 45 anni dalla scomparsa il 7 gennaio) cedevano il testimone ad un erede successore, che avrebbe fatto passi da gigante nell’individuare gli attori (autori, scrivani, collezionisti) e le modalità di costruzione del grande patrimonio musicale europeo quattrocentesco contenuto nei sette codici musicali trentini conservati tra il Castello del Buonconsiglio (6) e il Vigilianum (1). Sette manoscritti cartacei compilati tra il 1435 E il 1475, che raccolgono in duemilacinquecento pagine 1836 composizioni musicali a più voci, che raccontano la grande storia musicale del Quattrocento europeo sacra e profana e che tutto il mondo ci invidia, riportati in parte a viva voce da gruppi musicali di livello internazionale, studiati e indagati, dagli anni Settanta del secolo scorso ad oggi, da un drappello di esperti, provenienti dalle maggiori università inglesi e americane, tedesche e giapponesi, e, grazie a Dio, finalmente anche italiane.
Di Peter Wright (abbiamo perso la voce sonora, l’italiano cantabile e il suo trentino maccheronico. Gli amici delle prime ricerche d’archivio (come Clemente Lunelli, Antonio Carlini e il sottoscritto) ma tutti i suoi allievi hanno perso il suo timone di rigore e i suoi suggerimenti professionali ricchi del pathos, dell’ardore che brucia l’esploratore maratoneta. Un uomo serio e schivo, con accensioni gioiose e ironiche battute ancient english style.
Ma con noi rimarrà per sempre l’autorevole studioso, il raffinato ricercatore, il musicologo, professore per decenni all’Università di Nottingham e la sua opera edita e inedita. Un inglese – per noi trentino d’adozione – con l’arte italiana nel cuore, come i colleghi d’Albione, altrettanto affascinati dalla bellezza nostrana e dai Codici trentini: da David Fallows a Margaret Bent, da Bonnie Blackbourn a Jeffrey Dean, a Reinhard Strohm e altri. Nomi illustri che, con Peter in testa, sedevano fin dal 1986 al tavolo dei convegni internazionali di Trento e partecipavano alle pubblicazioni legate alla Biblioteca musicale L. Feininger, patrocinate dalla Provincia di Trento e curate dal Centro di eccellenza Laurence Feininger. Un sodalizio quest’ultimo che vanta protagonisti autoctoni, come Marco Gozzi dell’Università di Trento (curatore del progetto che ha reso disponibile sul web culturale della Provincia l’imponente patrimonio e che ha avviato una collana di trascrizioni per l’Istituto Italiano per la Storia della Musica), come Giulia Gabrielli, trentina dell’Università di Bolzano: ad una sua importante scoperta di un manoscritto polifonico bolzanino Peter Wright stava collaborando, mantenendo saldo il legame con la nostra terra. Con lei doveva partecipare alla pubblicazione dell’edizione facsimilare e dello studio critico per la casa editrice inglese DIAMM.
L’ultimo suo sogno era la pubblicazione della ricerca sul codice quattrocentesco di Aosta (legato per molti aspetti ai manoscritti trentini): non rimarrà nel cassetto. Una promessa da parte delle mani, pazienti, determinate, lungimiranti, strette con gli amici studiosi. Ciao Peter.