Ricordo di Gauro Coppola
Danilo Curti e Rodolfo Taiani
È mancato - ma non se n’è andato – Gauro Coppola.
Venuto alla luce in tempi oscuri, il 3 gennaio 1940, in una località abruzzese, Sulmona, ai più nota forse per i confetti che per aver dato i natali all’illustre Ovidio, sommo cantore d'amore, Gauro per gli amici Coppolonis in considerazione della sua onniscienza, volle abbandonare la sua terra d'origine per avventurarsi alla fine degli anni cinquanta del secolo scorso nella caleidoscopica ma nebbiosa Milano. Sono gli anni del boom economico, di immigrazione massiccia e d'inquinamento fotonico: industrie, traffico caotico e impianti di riscaldamento impestano l’aria della metropoli lombarda; il colore grigio pervade la nuova quotidianità del giovane abruzzese. Così in un ambiente meno bucolico della lontana Maiella, dove Celestino V consumò la sua avventura terrena guardando a un più radioso futuro, Coppolonis si misura con le sfide della carne, dello spirito e della mente supportato da grande intelligenza, curiosità a mille e, ci piace pensare, anche dallo studio della storia che segue con crescente entusiasmo sotto lo sguardo vigile di grandi maestri dell’Università Cattolica. Insomma, fu una vera rivoluzione… quasi un Sessantotto: mentre per strada volavano manganellate lui sfornava i primi saggi di storia dell’agricoltura, linea guida delle sue indagini. Più che i traguardi di una carriera accademica sono i risultati di una vita dedicata alla ricerca e alla scoperta di nuovi campi del sapere, di nuove conoscenze da acquisire e vivisezionare e di nuove amicizie.
Innamorato dei suoi antichi e moderni mentori così come i suoi allievi e sodali erano affascinati della sua capacità di far volare il pensiero senza disancorarlo dall’esperienza, della sua prosa armonica e capacità oratoria raffinata e… talvolta infinita. Innamorato della sua voce, del sole, del mare, della cucina, delle arti, delle lettere, della musica e dell’architettura; tutte espressioni di un creato laico, a loro volta maestre di vita: troppo geloso della propria libertà di pensiero per scendere a patti con la banalità.
Umanità, gentilezza d’animo e autonomia da ogni schema preconcetto erano le cifre fondamentali del suo operare e del suo porsi nei confronti di chiunque senza distinzioni. Per molti di noi è stato un “padre adottivo” acuto e irriverente, un amico di saggezza e instancabile cultore del dubbio come stimolo ad andare sempre oltre e a non fermarsi mai neppure davanti all’ipotetica evidenza. Una instancabile ginnastica mentale, una perpetua oscillazione razionale tra pro e contro. Per tutto questo Gauro Coppola non se n’è andato ma è qui con la sua bella testa, il suo spirito libero, saggio e armoniosamente laico a spronarci a superare la malinconia.
Questo curriculum intellettuale e intimo anima un percorso professionale che lo ha visto per trent’anni presente sulle scene trentine prestando la propria preparazione, curiosità e capacità dialettica a tanti importanti iniziative. L’elenco sarebbe lungo e meriterebbe ben altra esposizione, ma qui piace ricordare l’assunzione della prima cattedra di storia economica presso la neocostituita Facoltà di Economia e Commercio del 1975, la partecipazione a numerose società e comitati scientifici: gli Annali dell’Istituto Storico Italo Germanico, Studi Trentini di Scienze Storiche, l’Accademia roveretana degli Agiati, il Museo degli Usi e Costumi di San Michele all’Adige, l’Università della terza Età e l’Istituto di Storia delle Alpi. L’elenco potrebbe proseguire con i contributi scientifici con i quali ha aperto nuovi fronti sulla storia dell’ambiente montano, specie trentino, in alcuni suoi aspetti storici e socioeconomici in età moderna. All’impegno di studio si è sempre affiancato infine un grande amore per la musica che lo ha visto impegnarsi attivamente nella Gioventù Musicale, nel Concorso per direttori d’Orchestra Antonio Pedrotti e nel Centro di eccellenza Laurence Feininger.