Centenario della nascita di Laurence Feininger
di Marco Gozzi
Laurence Feininger ha lasciato a Trento non solo un patrimonio liturgico-musicale di inestimabile valore, ma anche una grande eredità spirituale che è stata raccolta da un gruppo di amici, spronati e sostenuti da Danilo Curti-Feininger.
È impossibile condensare in poche righe l’esistenza di un uomo che ha trascorso intensamente la vita nello studio e nella passione verso un bene prezioso, oggi quasi completamente dimenticato: la bellezza della musica liturgica cattolica. Eppure il centenario della sua nascita impone almeno di tratteggiare i momenti principali della sua biografia.
Laurence Feininger nacque a Berlino il 5 aprile 1909. Il padre Lyonel, giunto in Germania dagli Stati Uniti per perfezionare gli studi musicali, era un pittore di primissimo piano: dapprima caricaturista per riviste satirico-politiche, fu poi chiamato da Walter Gropius nel 1919 ad insegnare alla Bauhaus di Weimar insieme a Kandinskij e Klee.
La formazione musicale del giovane Laurence fu sia pratica sia musicologica; si laureò ad Heidelberg nel 1935 (relatore Heinrich Besseler), ma gli anni universitari furono anche l’occasione di una profonda trasformazione e di significativa maturazione spirituale; coincisero con la presa di distanza dall’insorgente nazismo e con la conversione al cattolicesimo.
Ciò che da quel momento mosse Laurence Feininger, in ogni aspetto del suo appassionato lavoro, fu la ferita di una bellezza, che egli aveva ricevuto ventiquattrenne nella Germania nazista del 1933: la bellezza della liturgia cattolica di rito latino. Egli fu battezzato nel monastero benedettino di Stift-Neuburg (nei pressi di Heidelberg) nel 1934, abbracciando la verità di cui quella bellezza era splendore. Da quel momento ogni sua energia fu rivolta a salvare dall’oblìo e dalla dispersione tanti tesori di musica sacra cattolica composti soli Deo gloria, tanto da connotare il suo lavoro non come un’attività culturale, ma come una vera e propria missione.
Il punto generatore di tutti i suoi interessi e di tutte le sue molteplici, dinamiche attività non fu dunque un’ambizione, o una dotta curiosità, o l’erudizione specialistica, ma un vigoroso fascino, suscitatore di iniziative personali energiche, perseguite sempre con estrema determinazione.
Nel 1937 – quando la famiglia, pressata dalle intimidazioni naziste, ritornò in America – Laurence si trasferì in Italia, dando inizio alle peregrinazioni in biblioteche e archivi italiani allo scopo di fotografare, trascrivere e studiare i manoscritti di polifonia liturgica. Voleva conoscere e far conoscere al mondo la monumentale raccolta di musiche quattrocentesche custodita nei sette codici musicali trentini e le altre numerose testimonianze manoscritte di musica sacra dei secoli XV e XVI (il primo grande repertorio musicale che focalizzò il suo interesse). La residenza a Trento fu quindi alternata a frequenti viaggi per trascrivere manoscritti e edizioni, che egli stesso fotografò o fece microfilmare, ponendo così le basi del cospicuo archivio fotografico che è uno dei vanti dell’attuale Biblioteca Feininger.
Lo scoppio della seconda guerra mondiale non interferì col suo lavoro sui codici, fino a quando non fu arrestato perché cittadino americano e rinchiuso nel campo per internati civili di Montechiarugolo, presso Parma (1943).
L’esperienza della prigionia fece maturare in lui la decisione di diventare sacerdote. Dopo la guerra entrò quindi in Seminario per iniziare gli studi di teologia che lo portarono a Roma al Collegio Capranica. Fu ordinato sacerdote il 29 giugno 1947. Durante la sua permanenza nella capitale diventò presto collaboratore scientifico nella sezione musicale della Biblioteca Apostolica Vaticana, dove rimase fino al 1949, cooperando anche con il Pontificio Istituto di Musica Sacra. In Vaticana Feininger fece la scoperta dei preziosi e trascurati manoscritti di musica policorale romana del Sei-Settecento: partiture colossali a quattro e più cori di sommi musicisti come Benevoli e Pitoni, allora del tutto sconosciuti (il secondo grande repertorio musicale che focalizzò il suo interesse).
Fondò subito la ‘Societas Universalis Sanctae Ceciliae’ e ben nove collane editoriali di trascrizioni musicali ad essa collegate. Dal 1947 al 1975 le collane della ‘Societas’ sfornarono 135 volumi di Feininger.
Nel 1949, declinate le offerte di cattedre universitarie che ormai giungevano da più parti, decise di stabilirsi definitivamente a Trento, dove fondò il Coro del Concilio, col quale, nell’arco di un ventennio, fece rivivere nelle chiese d’Italia e di mezza Europa le opere a più cori dei polifonisti da lui riscoperti.
Il terzo grande repertorio musicale che interessò Feininger fu il canto cristiano liturgico (il cosiddetto ‘gregoriano’), in particolare quello tramandato dai libri posteriori al XV secolo, che nessuno allora studiava. Dopo il Concilio Vaticano II, con l’introduzione delle lingue volgari nella liturgia, il canto gregoriano fu quasi ovunque abbandonato, e i volumi che raccoglievano queste secolari melodie furono dispersi, distrutti o smembrati per essere venduti dagli antiquari come fogli separati. Il recupero di questo patrimonio, avviato nel 1967, aveva un costo elevato: Feininger cominciò dunque a vendere i quadri del padre Lyonel per acquistare i preziosi corali. La sua biblioteca si arricchì dunque in pochi anni di 1120 edizioni liturgiche e di 135 manoscritti musicali (in prevalenza Graduali e Antifonari), provenienti da tutto il mondo.
Laurence Feininger morì in un incidente automobilistico presso Vipiteno, nel gennaio del 1976
L’ Adige del 5 aprile 2009