Laurence Feininger, le voci della spiritualità
di Danilo Curti-Feininger
Gli interessi di studio coltivati da Laurence Feininger (1909-1976) nell’ambito della musica sacra e liturgica hanno spaziato nel corso di circa quarant’anni dal canto monodico alla polifonia dei maestri fiamminghi per approdare alla grande policoralità barocca, attraversando le vite dei suoi maggiori protagonisti e indagandone stili e voci.
Tanti e prestigiosi studiosi hanno già raccontato e scritto di quest’incessante attività all’interno di congressi internazionali e nelle pubblicazioni che si sono succeduti dal momento della sua prematura scomparsa. L’intensità di una vita votata a un ideale musicale e prima ancora spirituale ha continuato a essere testimoniata non solo dal suo lascito intellettuale costituito da una ricca produzione editoriale e dalla storia del “Coro del Concilio”, ma soprattutto dalla ricchissima Biblioteca sulla quale tanti musicologi, altrettanti compagni di cammino, hanno continuato e proseguono le loro ricerche assieme a quegli altri “eredi spirituali” sensibili e volonterosi che hanno trovato a Trento casa comune nel “Centro di eccellenza Laurence K.J. Feininger”, l’Associazione di studi musicali a lui intitolata. Una febbrile attività di scavo e ricerca, quella condotta da don Lorenzo, che ha esplorato il corpo stesso della Bellezza della musica e della liturgia della Chiesa Cattolica; una testimonianza vivissima di ardente idealismo, indomabili fede e coraggio, di un’esistenza del tutto speciale cucita sui tanti abiti di studioso, musicista, musicologo, compositore, direttore di coro, sacerdote, editore e bibliofilo.
Laurence Feininger nacque a Berlino il 5 aprile 1909 da Julia Lilienfeld e Lyonel Feininger. Il padre, giunto in Germania dagli Stati Uniti per perfezionare gli studi musicali, era un pittore di primissimo piano: dapprima caricaturista per riviste satirico-politiche, poi chiamato da Walter Gropius nel 1919 ad insegnare alla Bauhaus di Weimar insieme a Kandinskij e Klee ed altri protagonisti dell’arte moderna. L’intensa attività creatrice del padre, influenzò notevolmente le sensibilità del giovane Laurence e ne determinò le successive scelte.
A Weimar, infatti, egli si applicò quasi subito allo studio della musica sotto la guida del compositore Hans Brönner, già maestro e mentore del padre, e successivamente di Willy Apel, dell’organista Paul Hopf e del compositore Wolfgang Fortner. Seguì spesso il padre nelle sue escursioni in Turingia e sul Baltico suonando all’organo partiture di Bach, Buxtehude e le composizioni stesse del padre. Oltre all’organo si dilettò a suonare il violino, la viola, il flauto, il clarinetto e l’oboe.
Laurence si laureò a Heidelberg nel 1935 in storia della musica, con Heinrich Besseler. La sua tesi, Die Frügeschichte des Kanons bis Josquin des Prez, fu pubblicata successivamente a Emsdetten nel 1937. Si trattava di un lavoro basato quasi esclusivamente sullo studio delle fonti originali e che tracciava lo sviluppo della più rigorosa forma del genere contrappuntistico, dagli esempi primitivi del XIII secolo fino alle strutture più complesse dei maestri fiamminghi.
Gli anni universitari, segnati da una profonda trasformazione interiore e da una significativa maturazione spirituale, coincisero con la presa di distanza dall’insorgente nazismo e con la conversione al cattolicesimo.
Da questo momento Laurence Feininger sarà mosso solo dallo stupore e dalla meraviglia nei confronti della liturgia cattolica di rito latino, una sorta di stigmate che egli ricevette, appena ventiquattrenne, nella Germania nazista del 1933. Battezzato nel monastero benedettino di Stift-Neuburg (nei pressi di Heidelberg) nel 1934, spese ogni energia futura nello sforzo di salvare dall’oblìo e dalla dispersione tanti tesori di musica sacra cattolica composti soli Deo gloria. Il suo lavoro si connoterà come una vera e propria missione.
Nel 1937 – quando la famiglia, pressata dalle intimidazioni naziste, ritornò in America – Laurence si trasferì in Italia. Qui iniziò le sue peregrinazioni per biblioteche e archivi. È in questo vagabondaggio musicologico che approdò nel 1938 a Trento, sua città di adozione, dove si adoperò per far conoscere al mondo la monumentale raccolta di musiche quattrocentesche custodita nei sette codici musicali trentini e le altre numerose testimonianze manoscritte di musica sacra dei secoli XV e XVI. La residenza a Trento fu alternata a frequenti viaggi per trascrivere manoscritti e edizioni, che egli stesso fotografò o fece microfilmare, ponendo così le basi del cospicuo archivio fotografico che è uno dei vanti dell’attuale Biblioteca Feininger conservata al Castello del Buonconsiglio di Trento.
Lo scoppio della seconda guerra mondiale non interferì immediatamente col suo lavoro di ricerca. Ciò fino a quando non fu arrestato in qualità di cittadino americano e rinchiuso nel campo per internati civili di Montechiarugolo, presso Parma (1943).
Fu in questa fase che maturò la decisione di diventare sacerdote. Dopo la guerra entrò in Seminario per iniziare gli studi di teologia che lo portarono a Roma al Collegio Capranica. Fu ordinato sacerdote il 29 giugno 1947. Durante la sua permanenza nella capitale diventò presto collaboratore scientifico nella sezione musicale della Biblioteca Apostolica Vaticana, dove rimase fino al 1949, cooperando anche con il Pontificio Istituto di Musica Sacra. In Vaticana Feininger scoprì i preziosi e trascurati manoscritti di musica policorale romana del Sei-Settecento: partiture a quattro e più cori di sommi musicisti come Benevoli e Pitoni, allora del tutto sconosciuti.
Fondò nel 1946 e diresse la Societas Universalis Sanctae Ceciliae (di cui in verità era l’unico editore) allo scopo di pubblicare i tesori nascosti e dimenticati dell’arte musicale posta a servizio della liturgia. Dal 1947 al 1975 la Societas sfornò ben 142 volumi curati da don Lorenzo Feininger.
Nel 1949, declinate le offerte di cattedre universitarie che ormai giungevano da più parti, decise di stabilirsi definitivamente a Trento, dove fondò il “Coro del Concilio”, col quale, nell’arco di un ventennio, fece rivivere nelle chiese d’Italia e d’Europa le opere a più cori dei polifonisti da lui riscoperti, di Orazio Benevoli in primis.
Don Lorenzo, vero musicista, fu oltre che musicologo anche compositore: tra il 1938 e il 1940 compose, infatti, tra Trento e New York, diversa musica, brani vocali sacri e brani strumentali. Nel 1972 pubblicò XI Preludes and Fugues, pagine per clavicembalo o organo composte tra il 1933/1934, dedicandole alla memoria del padre. Un anno prima aveva curato per l’editore Hans Schneider di Tutzing l’edizione anastatica delle musiche per organo di Lyonel. Tra il 1971 e il 1974 ritornò a comporre e videro la luce alcune Suites, Partite, Preludi e fughe, sempre per tastiera, dove predominavano i ‘canoni’ puri con tutte le loro possibilità di combinazioni ritmiche. “I due punti fondamentali che rivestono per me il massimo interesse – scrive – sono la Modalità, sia nella melodia come nell’armonia, intesa come contrapposta alla Tonalità, e l’indipendenza ritmica”.
Altro grande repertorio musicale che interessò don Lorenzo Feininger fu il canto cristiano liturgico (il cosiddetto ‘gregoriano’), in particolare quello tramandato dai libri posteriori al XV secolo, che nessuno allora indagava. Dopo il Concilio Vaticano II, con l’introduzione delle lingue volgari nella liturgia, il canto gregoriano fu quasi ovunque abbandonato, e i volumi che raccoglievano queste secolari melodie furono dispersi, distrutti o smembrati per essere venduti dagli antiquari come fogli separati (soprattutto se arricchiti da belle miniature). Il recupero di questo patrimonio, avviato nel 1967, aveva un costo elevato: Feininger cominciò dunque a cedere i dipinti del padre Lyonel per acquistare i preziosi corali: pur sempre opere d’arte in cambio di altre opere d’arte. La sua biblioteca si arricchì in pochi anni di 1.120 edizioni liturgiche dal XV al XIX secolo e di 135 manoscritti musicali (in prevalenza Graduali e Antifonari) dal XIII al XVIII secolo, provenienti da tutto il mondo.
Laurence Feininger morì in un incidente automobilistico presso Vipiteno, nel gennaio del 1976, a soli 66 anni.